Tutti pazzi per l’Arte Povera
Sono trascorsi 51 anni dalla nascita dell’Arte Povera, e oggi questo movimento artistico risulta più che attuale che mai. Sarà l’inesauribile fascino che le opere create in quegli anni ancora emanano oggi o delle affinità che il periodo storico attuale ha con gli anni in cui il movimento artistico prese forma, ma oggi Arte Povera è più che mai sinonimo di Arte Contemporanea con la A maiuscola. Ricordiamo che il contesto in cui iniziarono ad operare i protagonisti dell’Arte Povera è quello degli anni ’60 in cui gli eventi sociali e politici hanno influito in maniera determinante alla sua affermazione e diffusione a livello internazionale. Gli artisti, reinventando il linguaggio delle arti visive, hanno saputo muoversi alla perfezione uscendo dall’alterità di quel periodo e oggi le loro opere e loro idee creano un parallelismo storico che dimostra come l’arte non sia solo uno specchio riflettente della società ma un’immagine a cui ispirarsi per il futuro.
Nascita di un movimento rivoluzionario
Non si può parlare di Arte Povera senza citare il fautore di questo movimento, Germano Celant. Il termine Arte Povera venne coniato proprio dall’allora giovane critico, che per povero intendeva non convenzionale, ispirandosi al Teatro povero del regista polacco Jerzy Grotowski. Arte Povera voleva quindi dire eliminare il superfluo riducendo il tutto al minimo. Tradotto in termini artistici l’esperienza creativa nasceva da gesti semplici e diventa un’esperienza primordiale a 360 gradi. Venivano utilizzati esclusivamente materiali economici, industriali e organici. Gli artisti usavano tutto, dai tessuti, alla carta, ai materiali elementari come il carbone e l’acciaio sino a tutto ciò che è tradizionalmente presente in natura.
Al nome di Germano Celant sono da ricollegare una serie di artisti, provenienti da vari ambiti culturali, che tracciarono un percorso evolutivo attraverso una serie di mostre ed eventi che si snodarono in varie città italiane. ll nucleo fondamentale di questi artisti aveva come base Torino, dove Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Piero Gilardi, Mario e Marisa Merz, Giulio Paolini, Michelangelo Pistoletto, Giuseppe Penone e Gilberto Zorio ruotavano intorno alla Galleria di Gian Lorenzo Sperone e a Roma, perno di una vibrante scena artistica in cui artisti del calibro di Jannis Kounellis e Pino Pascali erano legati alle gallerie La Tartaruga di Plinio de Martiis e L’Attico di Fabio Sargentini.
Perché il mercato dell’arte continua ad impazzare per l’Arte Povera?
Dalla nascita del movimento, ad eccezione di qualche picco di vendita negli anni ’70, nel corso degli anni le opere di questo movimento hanno suscitato l’interesse di una piccola fetta di collezionisti, situati la maggior parte in Italia. Ma è partire dal 2010 che l’eco di questi artisti arriva finalmente oltreoceano dando vita così ad una vera e propria ondata artistica tutta italiana quando i più grandi musei statunitensi iniziarono a dedicare grandi retrospettive a Merz, Penone, e Zorio. Nel 2017 i collezionisti Nancy Olnick e George Spanu hanno inaugurato a New York lo spazio Magazzino interamente dedicato alle opere degli artisti dell’Arte Povera, e oggi le recenti tendenze sull’ arte italiana mostrano un’impennata dei prezzi all’asta per le opere degli artisti di Germano Celant. Numeri alla mano, per citare alcuni esempi degni di nota, l’opera “Amanti” di Michelangelo Pistoletto, ha fatturato nel 2014 2.9 milioni di euro mentre un arazzo di Alighiero Boetti (“Addizione”, 1982) è stato venduto per oltre 2 milioni e mezzo di euro.
È davvero dunque un momento propizio per l’Arte Povera, probabilmente il movimento italiano più seguito sulla scena internazionale.
Come era prevedibile, l’ondata positiva ha contagiato anche il mercato e, a dispetto del nome, l’Arte Povera è diventata protagonista di affari d’oro.
“Siamo solo all’inizio di un grande fenomeno di interesse verso l’Arte Povera da parte del collezionismo internazionale, specialmente americano” afferma Beatrice Botta curatrice della vendita presso la casa d’aste Sotheby’s Italia. “Nel futuro prevediamo una forte crescita in questa direzione, e noi siamo pronti a sostenerla”.
Gli eventi e le mostre da seguire
Se lo scorso anno in occasione del cinquantesimo anniversario della nascita del movimento sono state organizzate mostre nei più noti musei e gallerie internazionali, il 2018 sembra proseguire in questa direzione. Nel cinquantenario dei movimenti contestatari del Sessantotto quest’anno si puntano i riflettori su uno dei movimenti più iconici dell’ultimo secolo omaggiandone i protagonisti.
Cinquantasette opere e installazioni, provenienti prevalentemente dalle collezioni del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e della Gam di Torino, celebrano l’Arte Povera all’Ermitage di San Pietroburgo, fino al 16 agosto 2018, con la mostra “Arte povera: una rivoluzione creativa”. Nelle Marche e più precisamente a Palazzo Bisaccioni di Jesi (Ancona), è in corso fino al 4 novembre 2018 la mostra “Dentro il cielo compare un’isola. Le arti povere in Italia fra disegno e fotografia (1963 – 1980)”, a cura di Andrea Bruciati. Il prossimo autunno il Pirelli Hangar Bicocca metterà in mostra la più grande retrospettiva dedicata alle opere di Mario Merz: cinquant’anni dopo che l’artista dell’Arte Povera ha realizzato il suo primo igloo, l’Hangar dedicherà 5.500 metri quadrati ad oltre 30 installazioni dell’artista. E se tra i vostri piani c’è una gita nel Regno Unito non perdetevi la retrospettiva che fino all’aprile 2019, lo Yorkshire Sculpture Park dedicherà a Giuseppe Penone ripercorrendo l’intero percorso artistico dello scultore.
Naviga sul sito Mizar e scopri tutte le opere degli artisti dell’Arte Povera.