L’Eros nei ritratti di Egon Schiele
L’opera di Schiele nella Vienna di fine secolo
L’opera di Egon Schiele rappresenta un punto di rottura nei confronti della tradizione austriaca ed europea del XIX secolo e si inserisce in una temperie culturale contrastante e rivoluzionaria, quella della Vienna fin du siècle, che coincide con il crepuscolo della civiltà asburgica.
Censurato per l’oscenità con cui rappresentava i suoi modelli, Egon Schiele visse la sua brevissima ma intensa esistenza in una società conservatrice e reazionaria condizionata dai valori borghesi e conformisti, gli stessi con i quali l’artista dovette fare i conti in ambito familiare.
L’interpretazione psicanalitica dei primi ritratti
Nato nel 1890 a Tulln an der Dosnau, una piccola cittadina dell’Austria meridionale, Schiele inizia a manifestare sin da subito un vivo interesse per l’arte e il disegno che lo porterà, poco più che sedicenne, a iscriversi all’Accademia di Belle Arti di Vienna.
I primi ritratti sono quelli per le due sorelle, Gertrude e Melanie Schiele, entrambe giovani di grande avvenenza e bellezza che dipingerà anche negli anni seguenti. Un evento traumatico segna la giovinezza dell’artista, la morte del padre del 1906 che lo porta, assieme alle sorelle, a trasferirsi sulla Zirkusgasse di Vienna, dove lo zio, ingegnere ferroviario come suo padre, si era assunto il ruolo di tutore dei giovani.
L’opera realizzata da Schiele in quegli anni, porterà Reinhard Steiner a interpretare la morte del padre in chiave psicoanalitica. Steiner riprende un modello interpretativo di Jacques Lacan e fornisce così una possibile lettura dei numerosi autoritratti di quel periodo. “L’autoritratto, disegnato o dipinto” afferma Steiner, “era il modo migliore, seppure narcisistico, di sostituire l’immagine paterna idealizzata e ormai perduta”.
Lo scandalo
I ritratti di giovani donne e gli autoritratti, soprattutto quelli realizzati a partire dal 1910, hanno avuto un forte impatto nella società benpensante della Vienna a cavallo fra la fine del XIX e gli inizi del XX secolo. In modo specifico, essi devono aver avuto un peso non secondario nell’arresto che il pittore subì nel 1912, appena ventiduenne, al quale seguì una breve detenzione nel carcere di St. Polten, in base all’accusa di aver rapito una minorenne a scopo di libidine.
L’accusa si rivelò ben presto infondata e il giovane Egon venne condannato a soli tre giorni di prigionia per “diffusione di disegni osceni”, disegni che alcuni minorenni avevano visto nel suo atelier; uno dei numerosi disegni, rinvenuti e sequestrati, venne simbolicamente bruciato in pubblico dal giudice. La detenzione in carcere segna comunque l’opera di Schiele: la sua pittura, legata alla Secessione ma allo stesso tempo anticipatrice dell’Espressionismo, si presenta come uno degli episodi decisivi dell’arte del primo Novecento.
Schiele e Klimt
Per comprendere il senso dell’opera “erotica” di Schiele, che tanto scalpore ebbe nella società dell’epoca, occorre considerare il clima culturale della Vienna durante i primi anni del Novecento.
Robert Weissenberger, storico dell’arte e direttore del Wien Museum, descrive così la città alla fine del secolo: “A Vienna l’effettivo potere politico era detenuto dalla borghesia, per il quarto Stato non era ancora giunto il momento. Analizzando la situazione di Vienna alla fine del secolo, non se ne può ricavare un’immagine positiva. Non ci si deve lasciare abbagliare dalle suggestioni che l’arte figurativa di quest’epoca ci propone. Essa, come l’arte in genere, e quindi anche la letteratura, si occupava ben poco delle condizioni sociali.”
Weissenberger si riferisce in modo specifico alle opere di Gustav Klimt, che riempivano di ori scintillanti le sale espositive durante quegli anni e al decorativismo dello Jugendstil austriaco.
Schiele, al contrario, analizza volontariamente gli ambienti suburbani e le periferie della città, cogliendone l’essenza nei ritratti di bambini e adolescenti dai visi emaciati e dagli abiti logori, come nell’opera Vorstadtkinder.
Schiele, diciassettenne inquieto e ribelle, era entrato in contatto con Klimt, che all’epoca era quasi quarantacinquenne, durante gli anni dell’Accademia e con lui mantenne rapporti di amicizia sino alla morte. Nonostante il legame affettivo fra i due, Schiele mantiene un’autonomia e una coerenza stilistica e prosegue la sua ricerca verso la figura umana in senso espressionista.
Le opere erotiche
Le opere erotiche di Schiele sono caratterizzate dall’inconfondibile tratto nervoso delle linee di contorno e da colori espressionisti e brillanti: è assente dunque ogni principio di chiaroscuro e la luce viene concepita esclusivamente come colore.
Il modo di concepire le forme e il colore è ben diverso dalle tradizioni disegnative alle quali doveva sottostare durante gli anni in Accademia, con la quale era in aperta polemica e che decide finalmente di abbandonare nel 1909.
Dal momento in cui Schiele abbandona la tradizione accademica e fonda con altri dissidenti la “Neukunstgruppe”, la sua presenza nello scenario delle arti visive austriache era diventato costante. Nell’aprile-maggio 1911 si tiene la prima mostra retrospettiva, anche se piccola, alla Galleria Miethke. Spinto da continuo fervore esistenziale, l’artista decide di trasferirsi a Krumau an der Moldau, città natale della madre, dove dipinge paesaggi urbani e naturali in cui prevale un carattere fantastico e visionario. A Krumau vive insieme alla sorella e alla sua modella viennese Wally Neuzil, di quattro anni più giovane, che diventa sua musa e amante.
Wally, che appare in numerosi dipinti di Schiele, è una figura femminile decisiva per la sua vita, prima del matrimonio con Edith Harms. Durante il soggiorno a Krumau, il suo rapporto di ‘concubinato’ con Wally desta scandalo e mormorii nel paese, per questo decide di trasferirsi a Neulengbach, un piccolo centro vicino Vienna.
La sua carriera artistica sembra essersi avviata al meglio quando, nel 1912, deve subire il processo per rapimento e sequestro di una minorenne, evento che rappresenta un vero spartiacque nella sua biografia.
Jane Kallir, curatrice e autrice di una delle più importanti monografie su Egon Schiele, mette in luce la particolarità dell’atteggiamento del pittore nei confronti degli adolescenti, i suoi modelli preferiti, sia maschili che femminili. Secondo Kallir, Schiele non era “né un pervertito né un pornografo, ma il suo modo di vedere la sessualità, come eros libero dai condizionamenti imposti dalla società, può aver generato la censura nei suoi confronti da parte di una società intollerante e non libera”.
Gli ultimi anni
Nel 1915, per mettere fine alle malelingue, abbandona con immenso dolore l’amata Wally e sposa Edith Harms, una giovane appartenente a una famiglia piccolo borghese; in ricordo di quel distacco sono rimaste alcune delle opere più note dell’artista, come “L’abbraccio” del 1917 in cui i corpi dei due amanti si uniscono in un unico viluppo di muscoli su un fondo giallo acido.
Quattro giorni dopo il matrimonio con Edith, nonostante in prima battuta gli fosse stato risparmiato il fronte a causa della sua magrezza, parte soldato.
Il 31 ottobre 1918 Schiele muore, pochi giorni dopo la morte della moglie incinta, durante l’epidemia di febbre spagnola. E’ appena ventottenne, ma i suoi nudi e le sue coppie di amanti diverranno delle icone della storia dell’arte.
Le varie fasi dell’opera di Schiele sono riassunte in 10 splendide litografie su carta giapponese pubblicate nel 1990 da Siedler Wien in un prezioso portfolio, disponibili anche singolarmente su Wallector.com.